In quanto uomo, m'impegno ad affrontare il rischio dell'annientamento perché due o tre verità gettino sul mondo
la loro luce essenziale (Frantz Fanon)

venerdì 6 gennaio 2012

servitori dello stato

il 150 anniversario dell'unità d'italia poteva essere l'occasione per una serie di studi trasversali sulla formazione di questo popolo e della classe dirigente che lo rispecchia.
sarebbe ora di darsi spiegazioni esaurienti sulla miope, avida ed egoista lumpenborghesia nostrana, che a tutt'oggi forma un'immensa zona grigia in cui hanno pieno diritto di cittadinanza connivenze criminali e suggestioni antidemocratiche.
quella parte di classe dirigente che, di volta in volta, si sente avanzata e cosmopolita, non ha dubbi nell'affermare, con aria saputa, che il bandolo della matassa vada ricercato nella mancata riforma protestante, che sarebbe alla base dell'etica delle borghesie d'oltralpe.
la spiegazione ha il merito di rifarsi a un fatto più recente rispetto, magari, a qualche maledizione di noè nei confronti del figlio guardone, ma ha il difetto di essere mossa, da sempre, da quella parte di classe dirigente che, da sempre, va a perpetuarne gli esiti, quando finalmente accede alle leve del potere.
erano massoni e progressisti i governi dell'italia postunitaria, è massone e progressista il governo di oggi.
e dunque, un buon argomento di studio potrebbe essere un'accurata indagine su questo concetto di progresso e sul trasformismo che ha caratterizzato, dalla pentarchia a bersani, i suoi alfieri.
da rivoluzionari a riformisti, poi da riformisti a conservatori, infine da conservatori a reazionari. madamina il catalogo è questo.
questo processo di trasformazione non riguarda la spazzatura ( il pnf, l'uomo qualunque, la lega, ...), il cui populismo è stato intrinsecamente reazionario fin dall'inizio, ma deve investire realtà più complesse, sotto il profilo culturale e la base di classe, quali il sindacalismo rivoluzionario, il partito socialista e quello comunista.
un interessante strumento di analisi potrebbe essere l'analisi del linguaggio. la deriva che porta dagli ardori barricadieri all'apologia dei gendarmi è segnata, infatti, da una serie di risemantizzazioni di vecchie parole d'ordine, che indicano le varie tappe del percorso.
il punto d'approdo finale, e ne abbiamo sotto gli occhi autorevolissimi esempi, è la più veta retorica.
di questi giorni è di cronaca la riesumazione del vecchio ritornello dei servitori dello stato.
la locuzione truffaldina, indica la luna, ma invita a guardare il dito. concentrando tutta l'attenzione sul servitore, quando il problema è lo stato.
cerchiamo di spiegarci, in maniera antipatica, ma chiara.
dal punto di vista formale furono servitori dello stato anche i militi della GNR repubblichina, le SS di hitler, i mercenari di gheddafi.
ma il fatto è che, quando si arriva a un punto di rottura del contratto sociale, la continuità dello stato, e il riconoscimento di chi ne fu il vero servitore, la stabilisce la parte che esce vittoriosa dallo scontro.
ci stiamo avvicinando al punto di rottura? ci sono margini per evitarlo? gli stati nazionali sono ancora titolari del contratto sociale?
di questo, se non si vuole essere cattivi maestri, bisognerebbe parlare, invece di assegnare patenti che potrebbero rivelarsi apocrife.

Nessun commento: