In quanto uomo, m'impegno ad affrontare il rischio dell'annientamento perché due o tre verità gettino sul mondo
la loro luce essenziale (Frantz Fanon)

domenica 29 gennaio 2012

personaggi. antonio canepa

Preferì l'esercito indipendentista alle aule accademiche. Ucciso dai carabinieri nel 1945
Canepa, l'intellettuale  separatista e guerrigliero
di Francesco Renda
 
È tema di attualità il movimento separatista degli anni 1943-1946? Mi pongo la domanda, perché è venuta a trovarmi una giornalista chiedendomi che le parlassi di Antonio Canepa. La sua attenzione su Canepa era sorta per avere assistito, nella sede del suo giornale, a una discussione sul capo guerrigliero siciliano. Voleva saperne di più ed era scesa in Sicilia per condurre un´apposita inchiesta. Ma chi era Antonio Canepa?

Parlare di Canepa importa parlare di separatismo. Non che siano da modificare i giudizi storici e politici sul movimento per l´indipendenza della Sicilia. Il passato non è suscettibile di modificazioni. Il Mis fu un movimento politico che ebbe il torto storico o il limite etico-politico non tanto di rivendicare l´indipendenza siciliana quanto di mischiare politica, mafia e banditismo con l´errato presupposto che la politica fatta di idee audaci e di corretti propositi non fosse stata sufficiente.

Guardare però a quel movimento alla distanza di oltre mezzo secolo, non ci si può limitare ad esprimere i vecchi dissensi. Siamo stati antiseparatisti allora, non possiamo essere anti ancora oggi. Ma per compiere l´analisi storica necessaria occorre anche il concorso di quanti, eredi personali o familiari del separatismo, rendendo disponibili i documenti. Molti degli stessi sono stati distrutti per non incorrere nei rigori della legge. Nondimeno rimane sempre dell´altro, e oggi metterli a disposizione sarebbe utile anche nell´interesse del movimento.

Ma poiché parliamo di Antonio Canepa, cominciamo da un riconoscimento. Il movimento separatista di Finocchiaro Aprile fu il primo, il più numeroso e il più operoso partito siciliano durante l´occupazione militare alleata del 1943. Rimase il primo e il più forte dell´Isola nel 1944 e 1945. Quindi il problema è da esaminare con viva attenzione, anche perché - diciamolo pure - senza il movimento separatista non ci sarebbe stata l´autonomia siciliana, voluta e imposta al governo italiano residente ancora a Brindisi dall´amministrazione militare alleata nel dicembre 1943 come risposta all´animosa agitazione indipendentista.
 
 In prospettiva storica ne possiamo concludere che senza il separatismo non ci sarebbe stata l´Autonomia siciliana, senza l´Autonomia siciliana non si sarebbe approvata la Costituzione del 1948 con aggiunte le autonomie regionali speciali e ordinarie, e cosa dopo cosa, non saremmo oggi alla vigilia del federalismo fiscale e forse non ci troveremmo nell´anticamera del federalismo. Bene! All´origine di questo colossale processo fu il movimento separatista siciliano.

Antonio Canepa ne fu insieme con Finocchiaro Aprile e altri il fondatore e il dirigente politico, ma ne fu soprattutto il capo ideologico, oltre che il comandante dell´Evis. Se Canepa non avesse scelto di fare il capo guerrigliero, e fosse rimasto come intellettuale egemone nel movimento il suo raffronto sarebbe con Finocchiaro Aprile. Come capo guerrigliero il raffronto è con Salvatore Giuliano, e il bandito di Montelepre fu guerrigliero più efficace dell´autore de "La Sicilia ai Siciliani", considerata la "Bibbia" del movimento.
Ma lasciamo stare i raffronti e veniamo al personaggio. Canepa insegnava a Catania ed è morto in provincia di Catania ma non fu catanese. Nacque a Palermo nel 1908 e visse a Palermo almeno fino al 1930, quando conseguì la laurea con 110 e lode. Poi fu errante per l´Italia e alla fine approdò a Catania. Fu anche di famiglia palermitana che apparteneva alla classe dominante siciliana.
 

Il padre, Pietro, professore universitario, aveva sposato la nobil donna Teresa, sorella dell´onorevole Antonino Pecoraro, deputato del partito popolare. Se Antonio non fosse morto all´età di 37 anni, aveva tutte le connotazioni essenziali per fare carriera politica. La famiglia Pecoraro era una potente famiglia politica e con quella famiglia era o si sarebbe imparentato anche l´onorevole Franco Restivo, presidente della Regione e ministro dell'Interno della Repubblica italiana. Lungo una linea immaginaria possiamo collocare Antonio Canepa nipote di Antonino Pecoraro e parente di Franco Restivo.

Canepa aveva pure la dote intellettuali come il padre e come Restivo di far parte dell´intellighenzia siciliana. Ne faceva parte come studioso e come docente universitario, e nuovamente è da ripetere che, se avesse vissuto una vita normale, come aveva scritto sulla "Storia e dottrina del sistema fascista" e "La Sicilia ai Siciliani", certamente si sarebbe impegnato in altri studi di dottrina politica.
 
La biografia storica di Antonio Canepa tuttavia non può essere fondata sui "se". Anche di lui è da dire "suae quisque fortunae faber". Scelse di fare il capo guerrigliero senza averne le doti e la preparazione politica e militare. Scelse di essere il fondatore dell´Esercito Volontari per l´Indipendenza della Sicilia, e fu quello l´errore fatale della sua vita.
Fare il partigiano nel 1944 e nel 1945 non era scelta desueta. C´erano partigiani in tutta Europa e Canepa era stato con i partigiani di Firenze. In Sicilia la smania di fare il partigiano circolava anche fra i comunisti, e chi faceva quella scelta si dava alla macchia e diveniva un bandito politico. Canepa come partigiano indipendentista avrebbe dovuto vivere e comportarsi da partigiano, capo di guerriglieri partigiani che non dovessero impegnarsi fronte a fronte con l´esercito italiano. E invece fu al comando di giovani volontari, generosi fino al limite della morte, ma inesperti alla guerriglia, oltre ogni possibile immaginazione.

Canepa pagò con la vita quel suo errore. Egli non cadde in una imboscata dei carabinieri al bivio di Randazzo. Un capo partigiano non avrebbe fatto la leggerezza di viaggiare in macchina lungo una strada carrozzabile. Invero, allora lo Stato italiano non aveva il pieno controllo del territorio. Comunque era sempre possibile imbattersi - come di fatto avvenne - in un blocco di vigilanza e di controllo dei carabinieri. Su quello scontro ci sono tante versioni e tanti si dice. Ma forse la versione vera non è quella dell´imboscata, ma dell´incidente. Canepa fu vittima della sua scarsa inclinazione alla prudente vigilanza.
(La Repubblica ed. di Palermo 05 agosto 2008)

Nessun commento: